Dopo un anno di lavoro è terminato il restauro dei famosi affreschi della Villa dei Misteri di Pompei.
Per eliminare il biossido di manganese che assorbito dalla terra aveva annerito gli affreschi sbiadendone i colori, sono stati utilizzati dei batteri antibiotici. I batteri antibiotici hanno a loro volta eliminato gli streptococchi, individuati grazie a delle analisi speciali, che, essendo in grado di vivere e riprodursi in completa assenza di aria, stavano letteralmente sbriciolando gli affreschi mangiandone il colore.
Gli esperti avevano progettato una terapia antibiotica da compiere in tre cicli, ma già dopo una settimana, i colori sono tornati al loro antico splendore. L’ultimo ambiente a essere interessato dal restauro è stato proprio il salone con la megalografia da cui è nato il nome alla villa.
Il primo impianto della Villa dei Misteri risale all’età sannitica e presentava una corte di accesso con atrio, tablino e ambienti vari che si aprivano all’intorno.
La corte di accesso fu poi trasformata in peristilio intorno al 60 a. C. e furono chiuse anche alcune porte che davano sull’atrio, senza eliminarne i battenti che sono ancora oggi visibili.
Gli affreschi più belli, quelli che hanno entusiasmato il mondo al momento della scoperta, sono in un salone e ancora oggi animano i dibattiti di studiosi sul loro significato
Si tratta di una serie di figure rappresentate quasi a grandezza naturale che, secondo una tesi più accreditata, fatta dalla studiosa Stefania Adamo Muscettola,
si tratterebbe di un rito di iniziazione ai misteri di Dioniso connesso con la preparazione a un rito nuziale. Alla fine del ciclo è raffigurata la domina che osserva la scena da adepta del dio e da sposa.
