Public Art

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artemisiaweb
view post Posted on 12/7/2008, 16:43




Gli artisti hanno da sempre guardato con particolare attenzione alla città ed hanno sentito quale viva esigenza quella di portare sul suolo pubblico quelle opere d'arte che per tradizione vengono confinate nelle Gallerie e nei Musei o se, presenti nelle piazze delle nostre città, lo sono sotto forma di monumenti celebrativi.
Pensiamo alle tante statue equestri che ricordano eroi e personaggi storici, presenti al centro delle nostre piazze che cadono sotto i nostri occhi indifferenti.

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Vediamo quaale esempio il monumento equestre ad Amedeo di Savoia a Torino.

Una nuova attenzione per un'arte che definiremo "pubblica" si risveglia soprattutto negli anni Settanta del Novecento con una serie di iniiiziative che si svilupperanno soprattutto a partire dagli anni Novanta, anche grazie ai finanziamenti stanziati per questo scopo ( legge 17 del 1949).

Nasce così la Public Art o Site Specific in riferimento al sito per cui un'opera è creata ed alle architetture che in quel luogo già preesistono.
Spesso però queste opere, di solito sculture, sono definite "drop sculptures", cioè sculture a goccia, perchè sembrano piovute, così a caso, in alcuni luoghi delle nostre città, incomprensiibili ai cittadini, con le quali non sembrano interagire.
E' frequente vederle al centro delle rotonde, all'uscita di un' autostrada, ecc.

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Sonda spaziale di Eliseo Mattiacci.

Ma perchè c'è questa scarsa disposizione ad accettare questo genere di arte da parte dei cittadini?

Probabilmente perchè queste opere, spesso sovradimensionate, nascono da un'idea individuake e non dalla collaborazione tra artista e pubblico.
L'opera da monumento dovrebbe diventare centro di discussione ed aggregazione per i fruitori. Dovrebbe dialogare col pubblico, non necessariamente compresa, risvegliare comunque attenzione e discussioni intorno ad essa.

Perchè allora un intervento d'arte pubblica sia riuscito è necessario risponda ad una serie di requisiti.
Che venga privilegiata una dimensione spaziale aperta in grado di comunicare immediatamente con i fruitori.
Che sia orientata a valorizzare percorsi viari e piazze cittadine, sprattutto se degradate.
Che si colleghi all'identità del luogo e ne riscopra la memoria.
Che, pagata da fondi pubblici, nasca con la collaborazione pubblica.

Il primo punto, cioè il portare furi l'opera d'arte, ha finito per allargare questo genere di arte a varie modalità di relazione col pubblico: mostre di artisti in luoghi privati, sculture percorribili, installazioni luminose sugli edifici, fino a concerti all'aperto ed eventi offerti al pubblico nelle gallerie dei centri commerciali e dei multisala cinematografici.

Un mirabile esempio è rappresentato dall'evento "Luci d'artista" a Torino.

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Tappeto volante di Daniel Buren

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Oiccoli spiriti blù di Rebecca Horn

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Planetario di Carmelo Gianmmello

continua...

Edited by artemisiaweb - 16/1/2009, 11:25
 
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view post Posted on 13/7/2008, 10:24




Un esempio interessante è quello di Alberto Garutti che, in occasione del Giubileo del 2000, ha concepito l'idea che ogni nascita registrata all'Ospedale Gemelli di Roma venisse salutata da un temporaneo aumento della luminosità dei lampioni in via della Conciliazione.

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Ma vediamo qualche esempio più significativo per cercare di comprendere quali sono stati i meccanismi percettivi che queste opere hanno attivato in un pubblico che a volte le ha accettate ed altre le ha rifiutate.

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Donna e uccello di Juan Mirò

L'ultima opera di questo grande maestro, una grande scultura alta più di 20 metri, ricoperta di piastrelle frammentate, collocata a Barcellona nella piazza centrale del Parco Juan Mirò o dell'Excorxador, al centro di una vasca d'acqua.

La piazza è sopraelevata rispetto al parco così che la scultura acquista un ruolo di grande spessore nel tessuto urbano.
La scelta di un materiale non convenxionale, la ceramica, coniuga la tradizione catalana (Gaudì) con l'esigenza di creare una forma semplice in cui trionfa il colore.
Il tema dell'opera è abbastanza consueto in Mirò che spesso unisce al mondo umano quello animale o vegetale.
In questo caso la sagoma della figura femminile non perfettamente identificabile è resa con una forma compatta che la trasforma in una sorta di "totem", intesa come dea madre, con valore cosmico ed universale che rimanda alle origini dell'uomo.
Il tema dell'uccello, e quindi del volo, reca in sè qualcosa di poetico e magico. Alla terra madre si unisce così il cielo, l'aria, mentre il fuoco è simboleggiato dalla ceramica che nasce dal fuoco e l'acqua è quella in cui tutto si rispecchia.

L'opera, nonostante la scarsa comprensione nell'immediato, è piaciuta agli abitanti di Barcellona perchè ha segnato anche il recupero di un quartiere degradato: là dove oggi c'è il parco, questo polmone verde per gli abitanti della zona, c'era un mattatoio.



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Sfera grande di Arnaldo Pomodoro, a Pesaro.

Il primo modello risale al 1971 ed era in poliestere. Nel 1998 venne fusa in bronzo.
La "palla di Pomodoro" è diventata il simbolo della città e col suo specchio f'acqua ha trasformato la piazza adiacente al mare nel più piacevole punto di incontro dei pesaresi.

La Sfera grande come tutte le altre composizioni volumetriche di Pomodoro, è lucente, levigata, specchiante, ma.. spaccata. Lascia intravedere una serie di ingranaggi, simbolo del travaglio interno che è stato necessario per giungere alla perfezione.
Pomodoro chiama tutto questo "erosione".
Pure, come un bambino che smonta un giocattolo per vedere come è fatto dentro, anche l'uomo sembra sciupare, rompere, per meglio conoscere. Come l'Ulisse dantesco la grandezza dell'uomo sta nel suo bisogno di conoscere anche a rischio di distruggere e distruggersi.

La sfera grande riflette sulla sua superficie la luce, la città, la gente e tutto ciò varia continuamente perchè soggetto a variazioni di luce e colore.
Accentua la sua variabilità lo specchio d'acqua su cui la sfera lievemente poggia.


continua...
 
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view post Posted on 14/7/2008, 10:57




Del 1992 è Puppy di Jeff Koons.


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Un west highland white terrier, alto 13 metri, composto di un'armatura metallica che sorregge circa 70000 fiori.
Si trova ad accogliere i visitatori del Museo Guggenheim di Bilbao quale simbolo di amore, colore, felicità.
All'interno di questo tenero cagnolino è realizzato un impianto irriguo ed è frequente osservare operai sospesi che sostituiscono i fiori di stagione.

Il "padre" di questa "scultura installazione" è Jeff Koons che era famoso in Italia più che come artista , come il marito di Ilona Staller e per le sue disavventure coniugali che lo avevano allontanato dal figlio . Si è pertanto pernsato che l'interesse di Koons per simili soggetti, evidente anche in altre opere che si ispirano ai palloncini ed ai giocattoli, sia nato dal desiderio di dedicare queste opere al bimbo da ciui è stato dolorosamnete distante.

Resta in ogni caso questo cane gigante dalla felice dimensione comunicativa. Per Koons l'arte non deve essere rivolta a pochi, ma "deve diventare una questione democratica".
"Voglio fare nell'arte quello che i Beatles hanno fatto nella musica. Nessuno ha mai osato dire che la loro musica non fosse di grande livello, eppure piaceva a tutti "

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view post Posted on 14/7/2008, 11:14




Del 2000 è Ago, filo e nodo di Claes Oldenburg e Coosje van Bruggen.

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Un gigantesco ago (19 metri) con filo colorato che termina con un nodo dalla parte opposta della piazza, in acciaio e vetroresina, si tr5ova in piazzale Cadorna a Milano, davanti alla stazione omonima recentemente restaurata da Gae Aulenti.

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Il filo, infilato nella cruna dell'ago, gliu si avvolge intorno e sbuca, come se passasse sotto l'asfalto, in un'enorme vasca d'acqua.
E' un omaggio alla laboriosità dei milanesi, ma soprattutto rivolto al mondo della moda che da qualche tempo trova in questa cittòà un punto di riferimento.

L'opera rappresenta perfettamente la poetica di Oldenburg che esprime un nuovo modo di concepire il monumento, trasfigurando oggetti di uso comune.

Vediamo l'ineressante esempio della "Molletta da bucato" in una piazza di Philadelphia-


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Tuttavia l'opera milanese fece discutere, Letizia Moratti, al suo debutto quale sindaco di Milano, rivelò di non amare quell'opera che era lì da cinque anni. Le fece eco Vittorio Sgarbi che definì la scultura "una violenza".
L'opera è stata invece difesa da Gillo Dorfles e dall'architetto Italo Rota (che ha lavorato tra l'altro al Centre Pompidou di Parigi) il quale ha detto che anzi lui l'avrebbe costruita alta almeno 60 metri...
 
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view post Posted on 14/7/2008, 11:36




Un episodio significativo che potrebbe farci discutere sul vero significato di un'arte pubblica è quello che accaduto a New York in Federal Plaza.

Nel 1981 venne affidato il compito di realizzare un nuovo progetto per questa piazza a Richard Serra. Questi che è un esponente dell'arte "pura", collocò una lastra di ferro ricurva, flessa e la chiamò "Tilted Arc"
Il ferro non trattato, posizionato all'esterno, subisce le intemperie che agiscono sulla lastra creando dei disegni e cambiando di colore.
Sembra che venga così testimoniato il potere che la natura esercita su quanto l'uomo costruisce.

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L'opera non è comunque riconoscibile facilmente come opera d'arte secondo i canoni tradizionali. Per cui le reazoni degli abitanti del quartiere, dei passanti e degli impiegati degli uffici circostanti la piazza fu negativa e a nulla valsero i diritti dell'artista. Nel 19989 Tilted Arc fu smantellata-

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Nel 1996 venne affidato un nuovo incarico a Martha Scwartz che trovò una soluzione più artistica: panchine circolari e ondulate che recingono collinette verdi e getti d'acqua, Il tutto certamente più comodo per consentire il lunch...

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Dunque quale è il valore e l'utilità sociale dell'arte ?

Quella realizzata in modo pittoresco e immediatamente funzionale come quella della Schvartz? Oppure il Tulted Arc che volutamente e inutilmente ostruisce la piazza ma costringe a fermarsi, ad aggirarlo, a chiedersi cosa sia, perchè è lì? Insomma ci fa pensare e ci fa discutere ?
 
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view post Posted on 2/10/2009, 17:48




Aggiorno questo topic con una simpatica esperienza di Public Art che la fondazione Zegna ha realizzato a Biella in occasione della seconda edizione del progetto di arte contemporanea "All'aperto" con la collaborazione dell'artista Alberto Garutti.
Sono stati invitati i bambini delle scuole a disegnare i propri cani e comunque i cani che vivono nelle frazioni di Trivero, nel Biellese. Sono stati coinvolti in questa operazione anche le famiglie, i possessori di animali, le autorità comunali.
Il risultato è stato una serie di panchine di cemento sulle quali sono raffigurati seduti o accucciati i cani ritratti dal vero.
Su ciascuna, una didascalia esplicativa che funge sia da dedica, che da titolo: "Il cane qui ritratto appartiene a una delle famiglie di Trivero”...
Ricorrono i nomi dei simpatici amici : Eva, Pulce, Sbadiglio, Lampo, Ferro, Sissi e Otto, Luna ...

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(Foto Exibart)
 
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view post Posted on 31/12/2010, 12:21




Ancora un esempio di Street Art che ho appena scoperto in Artsblog.

Due cassette delle lettere che... si amano.

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Due cassette delle lettere, collocate nella sottile striscia verde tra la strada e il marciapiedi, si sono innamorate. È bastato un pennello intinto nella vernice bianca. Con poche linee le mail boxes hanno assunto un’espressione “amorosa”. La femmina dichiarando “I love you” e il maschietto rispondendo “I love you too”.

 
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artemisiaweb
view post Posted on 18/3/2012, 18:13




Interessanti questi altri esempi di arte pubblica che rivelano una grande fantasia.

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7 replies since 12/7/2008, 16:43   16303 views
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